Educazione cinofila: prima del patentino
Negli ultimi cento anni la progressiva e travolgente urbanizzazione ha profondamente modificato il rapporto dell’uomo con tutto ciò che è naturale e, in particolare, con l’animale. L’uomo avverte questo come lacerazione e da questo nascono comportamenti compensativi. Il più evidente è la ricerca di un impossibile recupero del mondo perduto attraverso l’adozione di un animale d’affezione che, molto spesso, è un cane. Ma la frattura tra i due mondi si è da tempo consumata e ciò che prima era spontaneo ora non esiste più. E’ questo procedere su un terreno incerto che porta ad umanizzare il rapporto con l’animale esemplificato nella frase “per noi lui è come un figlio”, generando quella infinita serie di errori che compromettono l’esito del rapporto stesso. Da questo nascono cani disubbidienti, rumorosi, iperprottetivi, incapaci di stare da soli, litigiosi, autolesionisti, mordaci. Il passaggio, importantissimo, da un ruolo strumentale (cane da caccia, cane da guardia ecc.) alla funzione di compagno di vita non si è accompagnato ad una proporzionata crescita della cultura cinofila. Riflesso di questa situazione è, anche, l’essere arrivati alla attuale normativa relativa al “patentino”. Occorre essere chiari: siamo favorevoli all’idea in sé, non ne condividiamo le modalità, i tempi e la limitatezza.
Il cane e l’uomo sono due realtà che, troppo spesso, non riescono a comunicare. L’uno non comprende l’altro. Se non c’è comprensione è impossibile una corretta relazione. Senza relazione non è possibile una serena convivenza. A volte i problemi che ne conseguono non sono evidenti poiché in posizione di netto svantaggio è il cane. Emergono con prepotenza quando la situazione è a svantaggio dell’uomo. A questo punto si interviene per correggere relazioni già compromesse.
Occorre affermare con forza che è indispensabile preoccuparsi delle premesse e non delle conseguenze. E’ questo il ruolo che rivendico per gli Educatori Cinofili Professionisti. Da anni cerchiamo di porre le premesse per una serena convivenza uomo cane rendendoci disponibili con serie e documentate consulenze sin da quella fase fondamentale che è la scelta della razza del cane con cui condividere la propria esperienza. Bene, infatti, aver eliminato la black list, ma non per cadere in un qualunquismo per il quale “tutti i cani sono uguali”. Ogni razza è stata selezionata per attitudini precise le quali orienteranno il comportamento del cane per tutta la vita. Perché allora costringere un “Pastore” al ruolo di cane da compagnia in spazi, comunque, troppo angusti? Imporre ai “Segugi” di non fiutare mai una traccia qualunque? E potrei continuare. La scelta del cane con il quale condividere un lungo periodo della vita va parametrata, prima di tutto, sulle sue caratteristiche che poi andranno rapportate allo stile di vita della famiglia che lo ospiterà e, data questa premessa, è poi indispensabile che l’Educatore Cinofilo si ponga come mediatore che, conoscendo le modalità proprie del linguaggio del cane, aiuti il proprietario a capire il proprio compagno; attraverso la comprensione si possono individuare i percorsi più adeguati per rispondere alle esigenze fondamentali del cane e, solo con la certezza di averlo fatto, condurre il nostro partner alla progressiva comprensione delle regole imposte dalla vita all’interno di un contesto urbano. Se l’inserimento nel gruppo umano rispetterà queste tappe fondamentali, il cane potrà vivere serenamente la sua “domesticità” realizzando pienamente quella socialità che lo porta, comunque, a porsi come collaboratore sempre disponibile.
E’ questo il complesso insieme a cui lavorano gli Educatori Cinofili. E’ questa complessità che richiede una articolata qualificazione che mi porta ad affermare che ha ragion d’essere un’Associazione Professionale. E’ questa qualificazione che connota l’APNEC sin dalla prova di ammissione per proseguire nella formazione permanente a cui i nostri soci sono tenuti. E’ un costante confronto a cui concorre anche l’organizzazione regionale dell’Associazione con la creazione di occasioni di incontro per dibattere le più importanti problematiche della professione.
La estrema articolazione della preparazione richiesta all’Educatore Cinofilo non è assimilabile ad alcun altra professionalità E’ questo che rivendico con orgoglio e fermezza. Occorre che ognuno si ponga con il corretto atteggiamento di fronte al problema. Ognuno ha un ruolo nel perseguimento di quel benessere animale che è premessa all’intero percorso di convivenza. In questo percorso è l’Educatore Cinofilo che, nella quotidianità, affianca il proprietario sin da quando il cane è cucciolo per costruire una corretta relazione e questo diviene efficace prevenzione di manifestazioni di non socialità, l’insorgenza delle quali non è regola, ma è, e deve restare, eccezione.
Ben venga a questo punto il patentino obbligatorio per proprietari di cani che si siano resi protagonisti di episodi di non socialità e per questo siamo estremamente disponibili a collaborare con i Medici Veterinari Comportamentalisti, ma resti fermo che tutto ciò che avviene nella normalità del rapporto uomo-cane vede come figura professionale di riferimento l’Educatore Cinofilo di cui una realtà come l’Associazione Professionale Nazionale Educatori Cinofili certifica competenza e serietà.
Maurizio Dionigi
(Presidente APNEC)